Ambientati in un vero paese calabrese, ma dal nome inventato di Roccabruna, questi racconti però, di fatti atroci e truci (storie di briganti, di vendette, di soprusi, di follie, di ignoranza, di abusi e misfatti del potere, di fanatismi religiosi…), sembrano, per la loro "estremità", per il loro affollamento o concentrazione di male, rovesciarsi da una verisimiglianza a una inverisimiglianza, dalla realtà alla irrealtà, dalla storia alla favola.
Dalla prefazione di Vincenzo Consolo
Gaccione è ossessionato dal male, non dal male metafisico, ma da quello che emerge da concrete situazioni storiche. I suoi personaggi sarebbero piaciuti a Stendhal, il più mediterraneo degli scrittori francesi.
Dalla postfazione di Giuseppe Bonura