Ci si può chiedere quale sia il contributo di una storiografia dedicata ad architetture apparentemente "minori", spesso tacciata di localismo. Come ben dimostra il libro, esso va oltre l'ovvia risposta di colmare una lacuna conoscitiva nei confronti di opere finora trascurate, merito comunque anch'esso non secondario, consentendo di illuminare, da un punto di partenza diverso e laterale, le condizioni generali della cultura architettonica dell'epoca e di affrontare questioni storiografiche di più ampio respiro. A ciò va aggiunto l'apporto alla costruzione di una consapevolezza collettiva nei confronti del patrimonio, materiale e immateriale, trattandosi di edifici non solo dotati di autonomi motivi di interesse, ma anche radicati nella memoria e nel sistema di valori, riti e tradizioni di una comunità. Pertanto, dobbiamo riconoscere nel volume un'iniziativa editoriale lodevole, non solo dal punto di vista disciplinare, ma anche culturale e civile.
In una riuscita integrazione di approcci diversi, i saggi di questo volume estendono l'esame delle vicende storiche del Santuario e della sua architettura fino ai lavori di messa in sicurezza resi necessari dai recenti eventi sismici (Paolo Petrella), aggiungono al santuario della Libera altri interessanti esempi di nuova architettura
religiosa nell'Abruzzo del tardo Ottocento (Antonio Martinelli), analizzano approfonditamente il suo pregevole corredo artistico, fino alle testimonianze della scuola del Patini (Cosimo Savastano), non tralasciando l'indispensabile sintesi dell'evoluzione storico-urbanistica di Pratola Peligna sino agli inizi del XIX secolo (Luigi Paolantonio).
Dalla prefazione di Cettina Lenza